Intimazione di pagamento: La guida completa per difendersi (2025)
- Avv. Alberto Bindi

- 1 gen 2024
- Tempo di lettura: 10 min
Aggiornamento: 5 giorni fa
Intimazione di Pagamento: Cos'è, Scadenze e Cosa Fare!
Aggiornato al 5/12/2025
L'oggetto della PEC o della busta verde è inequivocabile: "Intimazione di pagamento". Il mittente è l'Agenzia delle Entrate Riscossione. Se stai leggendo queste righe, è probabile che tu senta un senso di urgenza. Fai bene a non sottovalutare questo atto: non è una lettera di cortesia, ma l'ultimo avvertimento formale prima dell'esecuzione forzata. Nella mia esperienza professionale vedo però che il contribuente tende ad arrendersi troppo presto. Non tutto è perduto. L'Agente della Riscossione commette errori e l'atto che hai ricevuto potrebbe contenere vizi che permettono di annullare il debito o ridurlo drasticamente. E anche se non contiene vizi ci sono comunque altre soluzioni. Sono un avvocato tributarista (chi sono) ho assistito clienti alle prese con atti dell'Agenzia delle Entrate e/o dell'Agente della Riscossione - non solo a Firenze dove ho lo studio ma in tutta Italia (leggi se vuoi i casi giudiziari di cui mi sono occupato oppure segui/guarda/ascolta i ns. blog, video e podcast) - e ho maturato molta esperienza al riguardo. In questa guida analizzeremo insieme la legge e le sentenze più recenti della Cassazione (2024-2025) per darti gli strumenti concreti per capire la tua posizione e difenderti efficacemente.
INDICE
2. Un esempio
9.2. Prescrizione
1. Cos'è l'intimazione di pagamento ?
L'intimazione di pagamento è l'atto formale che l'Agente della Riscossione deve obbligatoriamente notificarti prima di iniziare l'espropriazione forzata se è passato più di un anno dalla notifica della cartella di pagamento.
La disciplina si trova nell'art. 50 del DPR n. 602/1973: "Se l'espropriazione non è iniziata entro un anno dalla notifica della cartella di pagamento, l'espropriazione stessa deve essere preceduta dalla notifica ... di un avviso che contiene l'intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal ruolo entro cinque giorni."
La legge impone una regola precisa a tutela del debitore: l'esecuzione non può restare una minaccia sospesa all'infinito. Se l'Agente della Riscossione non agisce entro un anno dalla notifica della cartella, perde il potere di pignorare direttamente i tuoi beni. Per riattivare questo potere, deve notificarti l'intimazione ad adempiere. Le caratteristiche essenziali di questo atto sono:
contenuto vincolato: deve intimarti ad adempiere l'obbligo entro 5 giorni (art 50 co 2 DPR 602/1973);
forma vincolata: deve essere redatto secondo un modello approvato dal Ministero delle Finanze (art 50 co 3 DPR 602/1973);
data di scadenza: l'intimazione perde efficacia se trascorre un anno dalla data della sua notifica senza che sia iniziata l'espropriazione (art 50 co 3 DPR 602/1973; questo termine è stato esteso ad un anno dall'art 26, co 18, del DL 76/2020 in precedenza era di 180 giorni).
Esempio pratico n 1: Ricevi una cartella il 1° gennaio 2024 e non paghi. L'Agenzia non fa nulla per tutto l'anno. Il 1° febbraio 2025 vuole pignorare il tuo conto. Non può farlo subito: deve prima inviarti l'intimazione di pagamento.
Esempio pratico n 2: Ricevi una cartella il 1° gennaio 2023 e non paghi. L'Agenzia non fa nulla per tutto l'anno. Il 1° aprile 2024 ti notifica un'intimazione di pagamento ma resta inerte sino a tutto il 2025; se nel 2026 vuole pignorare il tuo conto. Non può farlo subito: prima deve notificarti una ulteriore intimazione.
2. Un esempio
Ecco di seguito un esempio di intimazione di pagamento:

3.Che differenza c'è tra cartella esattoriale e intimazione ?
La differenza principale è temporale e funzionale: la cartella (o l'avviso di accertamento esecutivo) è il titolo esecutivo che costituisce il debito mentre l'intimazione è un atto "di raccordo" che serve a riattualizzare una pretesa vecchia di oltre un anno.
Molti clienti nel mio studio confondono i due atti, ma è fondamentale distinguerli per capire come difendersi. Ecco una tabella comparativa per chiarire le differenze:
Cartella di pagamento (o avviso di accertamento esecutivo) | Intimazione di pagamento | |
Funzione | Comunica che un Ente ha iscritto a ruolo un debito. È il "Titolo Esecutivo". | Riattualizza la pretesa e preannuncia l'esecuzione forzata imminente. |
Tempistica | Arriva per prima. | Arriva solo se è passato più di un anno dalla cartella (o da una precedente intimazione) senza azioni esecutive. |
Scadenza pagamento | Hai 60 giorni per pagare. | Hai solo 5 giorni per pagare. |
Contenuto | Dettaglia ruolo e causale del debito. | Richiama la cartella (o l'avviso di accertamento) e aggiorna interessi di mora e spese. |
Motivazione | Necessaria | Basta il riferimento alla cartella (o all'avviso di accertamento) |
4. Cosa succede se non pago entro 5 giorni?
Scaduti i 5 giorni, l'intimazione diventa il "semaforo verde" per l'Agente della Riscossione, che può avviare immediatamente l'esecuzione forzata sui tuoi beni.
Il termine di 5 giorni è perentorio. Al sesto giorno, tecnicamente, sei esposto alle azioni esecutive. Questo non significa che l'ufficiale giudiziario busserà alla tua porta il giorno dopo, ma l'Agente della Riscossione ha ora il titolo legale per procedere con:
pignoramento presso terzi: blocco dei conti correnti, pignoramento dello stipendio o della pensione;
pignoramento mobiliare: accesso a casa tua o in azienda per pignorare beni;
pignoramento immobiliare: avvio dell'asta dei tuoi immobili (se il debito supera 120.000 euro e non è prima casa).
Nota bene sulle misure cautelari: l'art. 50 del DPR n. 602/1973 parla di espropriazione, non di misure cautelari come ipoteca o fermo amministrativo; secondo la giurisprudenza, queste possono essere attivate senza la previa notifica dell'intimazione, anche se nella prassi operativa dell'Agente della Riscossione spesso l'intimazione le precede comunque.
5. Posso pagare in ritardo ?
Pagare in ritardo le somme indicate nell'intimazione è sempre possibile.
Il rischio, però, è che nel frattempo l'Ufficio abbia intrapreso delle azioni esecutive contro il tuo patrimonio (che comunque, a seguito del pagamento vengono meno). Inoltre il tuo debito continuerà ad incrementare di anno in anno del 2,68% pari al tasso degli interessi di mora.
6.Quali sono i termini per pagare o fare ricorso ?
Quando ricevi l'atto troverai scritte due scadenze fondamentali ed è cruciale non confonderle:
5 giorni (termine per il pagamento): l'intimazione ti ordina di pagare, come già detto, entro 5 giorni dalla notifica; ricorda che non si tratta di 5 giorni lavorativi bensì ordinari (per cui calcola anche i sabati, le domeniche ed i giorni festivi in generale);
60 giorni (termine per il ricorso): hai generalmente 60 giorni per presentare ricorso davanti alla Corte di Giustizia Tributaria di primo grado quando l'intimazione ha ad oggetto tasse e imposte (oppure 20/40 giorni per contributi INPS e sanzioni amministrative).
7. Come difendersi dall'intimazione di pagamento?
Se hai riceuto un'intimazione è sempre opportuno affrontare la situazione e scegliere la strategia migliore; rimanere inerti e fare finta di niente non è mai la soluzione migliore; le soluzioni possibili in sintesi sono:
la rateizzazione;
impugnare l'intimazione (e cioè fare contenzioso);
la normativa sul sovraindebitamento.
8. La rateizzazione
Anche se hai ricevuto l'intimazione, hai diritto a richiedere la rateizzazione del debito fino a 84, o addirittura 120, rate mensili. La disciplina è contenuta nell'art 19 DPR 602/1973. Se vuoi approfondire l'argomento clicca su questo link Rateizzazione intimazione di pagamento: come chiederla e bloccare gli atti. La presentazione della domanda di rateizzazione è una mossa strategica fondamentale perché blocca immediatamente nuove azioni esecutive ed eventualmente quelle in corso. Normalmente si procede con la rateizzazione se una preliminare analisi legale conferma che il debito è dovuto e che l'intimazione non presenta vizi: in questo caso, infatti, la strategia migliore per proteggere il tuo patrimonio è sicuramente la dilazione di pagamento (clicca sul link per andare sulla pagina dell'Agente della Risossione). Se, invece, l'analisi legale individua vizi dell'atto allora la scelta più efficace potrebbe essere quella di fare un contenzioso contro l'intimazione.
9. Impugnare l'intimazione (e cioè fare contenzioso)
Per opporti all'intimazione, facendo valere dei motivi di infondatezza o illegittimità, devi impugnarla davanti all’Autorità giudiziaria instaurando così un vero e proprio contenzioso contro l’Agenzia delle Entrate Riscossione. I principali tre motivi che possono giustificare un contenzioso sono:
la mancata notifica dell'atto presupposto (e cioè la cartella o l'avviso di accertamento esecutivo);
la prescrizione (e cioè il decorso di un certo termine senza che l'Agente della Riscossione si sia attivato per recuperare il suo credito);
atto emesso da un ufficio dell'Agente della Riscossione territorialmente incompetente.
Qui di seguito ti illustro brevemente quali sono i 3 motivi sulla cui scorta ha un senso impugnare l'intimazione. Ma se ti interessa davvero approfondire la questione leggiti questo post: Ricorso intimazione di pagamento: termini, scadenze e motivi.
9.1. Mancata notifica dell'atto presupposto
L'intimazione non vive di vita propria: si basa su una cartella esattoriale o su un avviso di accertamento esecutivo che dovrebbe esserti stata/o notificata/o in precedenza. La Cassazione ha chiarito che l'intimazione di pagamento è nulla se non è stata preceduta dalla regolare notifica della cartella o dell'avviso (Cass Civ Sez Unite 16412/2007; Cass 30911/2019); se quindi, non hai mai ricevuto le cartelle/avvisi cui si riferisce l'intimazione puoi impugnare quest'ultima davanti al giudice per contestarla.
9.2. Prescrizione
Il credito portato dall'intimazione può estinguersi (come ogni credito) per intervenuta prescrizione e cioè a causa del fatto che il creditore è rimasto inerte troppo a lungo; quello che rileva è il lasso di tempo intercorso tra tra la data di notifica della cartella esattoriale (o dell'avviso di accertamento esecutivo) e la data di notifica dell’intimazione; se è maturata la prescrizione è necessario impugnare l'intimazione per chiedere al giudice che accerti l'estinzione del debito.
Per approfondire l'argomento leggiti questo post: Prescrizione intimazione di pagamento: quando il debito scade. In generale, nella mia esperienza la prescrizione è uno dei motivi di ricorso più efficaci. L'Agenzia è spesso lenta e passano anni tra cartella e intimazione (oppure tra un'intimazione e la successiva). La Cassazione (Cass. 14/12/2023, n. 35015 e la Cass. 22/4/2024, n. 10736) ha chiarito che bisogna distinguere le componenti del debito:
Tipologia di Debito | Termine Prescrizione | Riferimento Normativo |
Tributi Erariali (IRPEF, IVA, IRES, Registro) | 10 Anni | Art. 2946 c.c. (ordinaria) |
Sanzioni | 5 Anni | Art. 20, c. 3, D.Lgs. n. 472/1997 |
Interessi | 5 Anni | Art. 2948, n. 4, c.c. |
Esempio pratico: immagina un'intimazione per 100.000 euro di IRPEF del 2014; la cartella è del 2016 e l'intimazione arriva nel 2024 (8 anni dopo):
il capitale (imposta) lo devi pagare in quanto il termine di prescrizione è di 10 anni e scade nel 2026;
ma le sanzioni e gli interessi sono prescritti in quanto il loro termine di prescrizione è di 5, ed è quindi scaduto nel 2021);
impugnando l'atto, perciò, potresti risparmiare circa il 30-40% del totale annullando sanzioni e interessi maturati.
9.3 Intimazione notificata da ufficio incompetente
L'atto deve essere emesso dalla sede competente per territorio in base al tuo domicilio fiscale, altrimenti è illegittimo.
Questo è un vizio tecnico formidabile che nel mio studio controlliamo sempre. Anche se l'Agenzia delle Entrate Riscossione è un ente unico nazionale, la legge impone il rispetto della competenza territoriale (artt. 24 e 46 DPR n. 602/1973). La sentenza Cass. 30/9/2024, n. 23889 è importantissima: ha stabilito che l'intimazione emessa da un ufficio dell'Agente della Riscossione incompetente per territorio (es. sede di Pescara per un contribuente con domicilio fiscale a Roma) è illegittima.
10. Il sovraindebitamento
Se il debito oggetto dell'intimazione è di importo rilevante e le altre soluzioni (rateizzazione e contenzioso) non sono percorribili puoi anche valutare la possibilità di cancellare o ridurre tutti i tuoi debiti, compresi quelli oggetto dell'intimazione, utilizzando gli speciali strumenti da sovraindebitamento previsti dal DLgs 19/2014 (clicca sul link per approfondire). Si tratta di procedimenti, per la verità poco conosciuti, con i quali l'ordinamento riconsoce a chi è sovraindebitato, e cioè non è in grado con le sole proprie forze di uscire dalla difficoltà finanziaria, una via d'uscita; si tratta di 4 strumenti differenti:
il concordato minore (artt 74 e ss DLgs 19/2014) che consente a piccoli imprenditori, professionisti e lavoratori autonomi una riduzione dell'esposizione debitoria con un pagamento dilazionato nel tempo;
il piano di ristrutturazione dei debiti (artt 67 e ss DLgs 19/2014) che consente al consumatore (dipendente o pensionato) sempre una riduzione dell'esposizione debitoria con un pagamento dilazionato;
la liquidazione controllata (artt 268 e ss DLgs 19/2014) che consente l'integrale cancellazione dei debiti mettendo a disposizione dei creditori l'intero patrominio;
l’esdebitazione del debitore incapiente (artt 283 e ss DLgs 19/2014) che consente al nullatenente, una volta nella vita, l'integrale cancellazione dei debiti.
Con la disciplina sul sovraindebitamento è possibile ottenere questi effetti benefici con riguardo a qualsiasi tipologia di debiti ivi compresi quelli gestiti dall'Agenzia delle Entrate Riscossione ed oggetto di una intimazione di pagamento.
11. FAQ - Domande frequenti
Di seguito rispondo alle domande più comuni che ricevo in studio riguardo l'intimazione di pagamento.
Cos'è l'intimazione di pagamento?
È un atto formale (ex art. 50 DPR 602/1973) con cui l'Agenzia delle Entrate Riscossione ti ordina di pagare un debito pregresso entro 5 giorni, avvertendoti che in mancanza procederà ad esecuzione forzata. Viene inviata quando è passato più di un anno dalla notifica della cartella esattoriale.
Cosa succede se non pago entro 5 giorni?
Scaduti i 5 giorni, l'Agente della Riscossione è legittimato ad avviare le procedure esecutive, come il pignoramento del conto corrente, dello stipendio o il pignoramento immobiliare.
Qual è la differenza con la cartella di pagamento?
La cartella è il primo atto che notifica il debito (titolo esecutivo) e dà 60 giorni per pagare. L'intimazione è un atto successivo, inviato solo se l'Agente è rimasto inerte per oltre un anno dalla cartella, e concede solo 5 giorni per pagare.
L'intimazione scade?
Sì. L'intimazione di pagamento perde efficacia se l'esecuzione forzata non inizia entro un anno dalla sua notifica.
Posso rateizzare il debito dopo aver ricevuto l'intimazione?
Sì, generalmente è possibile richiedere la rateizzazione anche dopo la notifica dell'intimazione, purché non sia ancora stata avviata una procedura esecutiva che lo impedisca specificamente. La richiesta di rateizzazione blocca le nuove azioni esecutive.
12. Hai ricevuto un'intimazione e non sai come muoverti?
L'intimazione di pagamento è un atto di confine: segna il passaggio definitivo dalla fase amministrativa a quella dell'aggressione patrimoniale. La normativa è complessa e le trappole procedurali sono molte. Hai ricevuto un'intimazione di pagamento? Non lasciare che il debito diventi definitivo o che pignorino i tuoi conti. I termini per agire sono stretti. Come avvocato tributarista, posso analizzare la tua posizione per verificare quale è la soluzione migliore.
Come avvocato tributarista dal mio studio di Firenze ho aiutato clienti in tutta Italia (leggi se vuoi i casi giudiziari di cui mi sono occupato oppure segui/guarda/ascolta i ns. blog, video e podcast) a risolvere complesse situazioni legate a cartelle esattoriali e intimazioni di pagamento; se anche tu hai ricevuto un atto dall'Agenzia delle Entrate Riscossione e hai bisogno di assistenza puoi richiederci una pre-analisi cliccando su questo link.
Avv. Alberto Bindi