Ricorso intimazione di pagamento: termini, scadenze e motivi
- Avv. Alberto Bindi
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 10 min
Ricorso intimazione di pagamento: guida completa per annullare l'ultimo avviso dell'Agenzia delle Entrate Riscossione prima del pignoramento. Analisi della normativa e della giurisprudenza 2024-2025.
Aggiornato al 9/12/2025
Hai ricevuto una busta verde o una PEC. L'oggetto è "Intimazione di pagamento". Il mittente è l'Agenzia delle Entrate Riscossione. Probabilmente senti l'urgenza. Leggi "pagamento entro 5 giorni". Hai paura per i tuoi beni. Non devi farti prendere dal panico. Questo atto è un passaggio obbligato per l'Agente della Riscossione. Ma è anche la tua grande opportunità. Spesso questi atti sono viziati. Spesso il debito non è dovuto. La legge ti offre strumenti di difesa potenti. La giurisprudenza recente ha cambiato le regole. Ignorare questo atto è l'errore peggiore. In questo articolo ti spiego come difenderti. Analizzeremo i termini, i motivi di ricorso e le scadenze. Sono un avvocato tributarista (chi sono) ho assistito clienti alle prese con atti dell'Agenzia delle Entrate e/o dell'Agente della Riscossione - non solo a Firenze dove ho lo studio ma in tutta Italia (leggi se vuoi i casi giudiziari di cui mi sono occupato oppure segui/guarda/ascolta i ns. blog, video e podcast) - e ho maturato molta esperienza al riguardo.Ti guiderò passo dopo passo.
INDICE
Cos'è l'intimazione di pagamento ex art. 50 DPR n. 602/1973
Obbligo di impugnazione: la svolta della Cassazione 2025
Il termine per il ricorso intimazione di pagamento: 60 giorni o 20 giorni?
Motivo 1: Omessa notifica della cartella di pagamento (o dell'avviso di accertamento) presupposta
Motivo 2: La prescrizione del credito tributario
Motivo 3: L'incompetenza territoriale dell'Agente della Riscossione
Motivo 4: Vizi di notifica via PEC e nullità
Impugnare la seconda intimazione: si può fare?
Il Contributo Unificato nel ricorso tributario
Domande Frequenti (FAQ) sull'Intimazione di Pagamento
Conclusioni
1. Cos'è l'intimazione di pagamento ex art. 50 DPR n. 602/1973
L'intimazione di pagamento è un atto specifico. Essa è disciplinata dall'art. 50, commi 2 e 3, del DPR n. 602/1973.
La legge stabilisce una regola precisa: l'espropriazione forzata deve iniziare entro un anno dalla notifica della cartella di pagamento. Se passa più di un anno, la cartella "scade" come titolo per l'esecuzione immediata.
Funzione: L'Agente della Riscossione non può pignorare subito. Deve prima riattivare il titolo notificandoti l'intimazione di pagamento. L'atto contiene l'ordine di pagare entro 5 giorni. La sua funzione è duplice: avvisa il debitore dell'imminente esecuzione e interrompe la prescrizione.
Validità Temporale: L'intimazione ha una validità temporale limitata. Essa perde efficacia se l'esecuzione non inizia entro un anno dalla sua notifica. Prima del 2020, questo termine era di soli 180 giorni. Oggi hai un anno di tempo in cui l'Agente può agire.
Distinzione: Non devi confondere l'intimazione con la "mora". Il debitore è già in mora dopo 60 giorni dalla notifica della cartella (o dell'avviso di accertamento esecutivo).
Necessità: L'intimazione è un atto procedurale necessario. Senza di essa, il pignoramento successivo è nullo. Tuttavia, l'intimazione non serve per le misure cautelari come l'ipoteca o il fermo amministrativo (anche se spesso viene inviata).
Contenuto: L'intimazione deve indicare chiaramente a quale cartella (o avviso di accertamento esecutivo) si riferisce. Non è obbligatorio allegare la cartella (o l'avviso) precedente; basta indicarne gli estremi. La giurisprudenza conferma che la motivazione "per relationem" è valida, purché il contribuente sia in grado di capire quale debito viene richiesto.
Se vuoi saperne di più, sotto un profilo generale, dell'intimazione leggi questo mio post (Intimazione di pagamento: La guida completa per difendersi (2025)).
Se hai ricevuto questo atto, l'Agente della Riscossione è pronto ad agire. Il pignoramento del conto o dello stipendio è il passo successivo. Devi verificare subito la legittimità della richiesta.
2. Obbligo di impugnazione: la svolta della Cassazione 2025
L'intimazione di pagamento va impugnata (ricorso intimazione di pagamento), pena la cristallizzazione del debito. Fino a poco tempo fa c'era un dibattito sull'obbligo di impugnazione, dato che l'intimazione non è elencata esplicitamente nell'art. 19 del D.Lgs. n. 546/1992.
La Corte di Cassazione ha chiuso la questione con la sentenza Cass. 11/3/2025, n. 6436.
Principio Fondamentale: l'intimazione di pagamento è equiparata all'avviso di mora, un atto impugnabile ex art. 19, comma 1, lett. e), del D.Lgs. n. 546/1992. La Corte afferma che l'impugnazione è necessaria, pena la cristallizzazione dell'obbligazione.
Cristallizzazione: significa che il debito diventa definitivo. Se non fai ricorso contro l'intimazione, perdi il diritto di difenderti. Non potrai più eccepire la prescrizione maturata prima dell'intimazione né contestare la mancata notifica della cartella (o dell'avviso di accertamento esecutivo). Queste eccezioni si "consumano".
Conferma Giurisprudenziale: anche la sentenza Cass. 5/8/2024, n. 22108 conferma questo rigore. Se l'intimazione non viene impugnata, il credito si consolida e non possono essere fatte valere vicende estintive anteriori.
Esempio Pratico: Hai un debito IRPEF del 2010. La cartella è del 2014. L'intimazione arriva nel 2025. Il debito è prescritto (sono passati 10 anni). Se non impugni l'intimazione del 2025, il debito "resuscita" e diventa definitivo. Non potrai opporre la prescrizione in occasione del successivo pignoramento.
Non rischiare la cristallizzazione del debito. Il tempo scorre veloce. Contattami immediatamente per valutare il ricorso.
3. Il termine per il ricorso intimazione di pagamento: 60 giorni o 20 giorni?
Il termine per il ricorso dipende dalla natura del debito e dai vizi contestati. Sbagliare scadenza significa perdere la causa prima di iniziare.
Termine Generale (60 giorni): il termine generale per il ricorso tributario è di 60 giorni dalla data di notifica dell'intimazione, come stabilito dall'art. 21 del D.Lgs. n. 546/1992. Questo vale per le tasse (IRPEF, IVA, IRES, Bollo auto, TARI, IMU).
Termine Breve (20 giorni): l'intimazione può riguardare anche entrate non tributarie (es. sanzioni amministrative, contributi INPS). Se si contestano vizi formali degli atti esecutivi (opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 c.p.c.), il termine è di 20 giorni. In questi casi, il giudice competente è il Tribunale Ordinario, non la Corte di Giustizia Tributaria.
Sospensione Feriale: nel ricorso tributario, i termini sono sospesi dal 1° al 31 agosto. Se il termine cade in questo periodo, si allunga.
Opposizione Recuperatoria: se impugni l'intimazione per "omessa notifica della cartella (o dell'avviso di accertamento esecutivo)", stai facendo un'opposizione recuperatoria ai sensi dell'art. 19, comma 3, del D.Lgs. n. 546/1992. Devi rispettare il termine di 60 giorni dalla notifica dell'intimazione. Se l'intimazione ti è arrivata da 3 mesi, non puoi più fare nulla perché la notifica dell'intimazione ha sanato il vizio della cartella.
Verifica subito la data sulla busta verde o sulla ricevuta PEC. Sei ancora nei 60 giorni? Chiamami ora. Non aspettare l'ultimo giorno.
4. Motivo 1: Omessa notifica della cartella di pagamento (o dell'avviso di accertamento) presupposta
La mancata notifica della cartella presupposta rende nulla l'intimazione. Questo è il motivo di ricorso più frequente, spesso perché la cartella precedente non è mai arrivata o è stata notificata a un indirizzo sbagliato.
Normativa: l'art. 19, comma 3, del D.Lgs. n. 546/1992 consente l'impugnazione dell'atto notificato unitamente a quelli precedenti non notificati. Se la cartella (o l'avviso di accertamento esecutivo) non è stata notificata, è nulla, e di conseguenza è nulla anche l'intimazione che si basa su di essa.
Onere della Prova: L'onere della prova spetta all'Agente della Riscossione. Deve produrre in giudizio la relata di notifica della cartella (o dell'avviso di accertamento); l'estratto di ruolo non basta. Se la notifica è per irreperibilità relativa (art. 140 c.p.c.), serve l'avviso di ricevimento della raccomandata informativa, come chiarito dalla Cass. SS.UU. 15/4/2021, n. 10012.
Insidia: Devi essere sicuro che l'intimazione sia davvero il primo atto. Se prima dell'intimazione avevi subito un pignoramento, la situazione cambia. La Cass. 16/12/2024, n. 32671 stabilisce che se hai ricevuto un pignoramento presso terzi e non lo hai impugnato, hai perso. Il pignoramento ti ha dato "conoscenza legale" del debito e dovevi impugnare quello. Non puoi usare l'intimazione successiva per lamentarti della cartella vecchia, perché il vizio si è sanato per "raggiungimento dello scopo".
Esempio Pratico: Cartella del 2018 (mai ricevuta). Pignoramento conto nel 2020 (ricevuto e ignorato). Intimazione nel 2024. Se impugni l'intimazione dicendo "non ho ricevuto la cartella del 2018", perdi. Il giudice dirà che lo sapevi dal 2020 con il pignoramento e dovevi agire allora.
Hai ricevuto l'intimazione e non ricordi altre notifiche? Dobbiamo verificare la tua storia notificatoria. Contattami per un'analisi approfondita.
5. Motivo 2: La prescrizione del credito tributario
Se passa troppo tempo tra la cartella (o l'avviso di accertamento esecutivo) e l'intimazione, il credito si prescrive. La prescrizione è la morte del credito per inattività del creditore.
I termini di prescrizione variano in base al tributo:
Tipo di Tributo | Termine di Prescrizione | Riferimento Normativo/Giurisprudenziale |
Tributi Erariali (IRPEF, IVA, IRES, IRAP) | 10 anni | Art. 2946 c.c.; Cass. 14/12/2023, n. 35015 |
Sanzioni Tributarie | 5 anni | Art. 20, comma 3, del D.Lgs. n. 472/1997; Cass. 14/12/2023, n. 35015 |
Interessi | 5 anni | Art. 2948, n. 4, c.c.; Cass. 9/1/2024, n. 749 |
Tributi Erariali: le imposte dirette e l'IVA non sono "prestazioni periodiche" ex art. 2948 c.c. e quindi non si prescrivono in 5 anni. La Cass. 14/12/2023, n. 35015 conferma che il termine resta di 10 anni anche se la cartella non è stata impugnata.
Sanzioni e Interessi: hanno un regime autonomo e si prescrivono in 5 anni, anche se il tributo principale ha un termine più lungo.
Attenzione agli atti interruttivi: L'intimazione interrompe la prescrizione e il termine riparte da zero dal giorno della notifica. Se hai ricevuto altre intimazioni in passato, il termine è stato interrotto più volte. Devi calcolare il tempo trascorso tra un atto e l'altro; se c'è un "buco" superiore al termine di legge, la prescrizione è maturata.
Importante: La prescrizione va eccepita subito. Se non impugni l'intimazione, non potrai eccepire la prescrizione successiva, come stabilito dalla Cass. 17/6/2024, n. 16743.
Le sanzioni e gli interessi possono raddoppiare il debito. Spesso sono prescritti anche se l'imposta non lo è. Chiamami per calcolare l'effettivo risparmio.
6. Motivo 3: L'incompetenza territoriale dell'Agente della Riscossione
L'intimazione emessa da un ufficio territorialmente incompetente è illegittima. Questo è un vizio tecnico molto raffinato che riguarda chi ha emesso l'atto.
Normativa e Giurisprudenza: nonostante l'Agenzia delle Entrate Riscossione sia un ente unico nazionale, la legge impone ancora il rispetto della competenza territoriale. L'intimazione deve essere emessa dalla sede competente per il tuo domicilio fiscale. La sentenza Cass. 30/9/2024, n. 23889 ha stabilito che l'intimazione emessa da un ufficio incompetente è illegittima. Nel caso specifico, l'ADER di Pescara aveva scritto a una società di Roma e la Corte ha annullato l'atto, ribadendo la vigenza degli artt. 24 e 46 del DPR n. 602/1973.
Verifica: Controlla l'intestazione dell'intimazione. Da quale provincia proviene? Corrisponde al tuo domicilio fiscale? Se la risposta è no, l'atto potrebbe essere annullabile.
Questo vizio sfugge a molti. Solo un occhio esperto lo nota. Inviami l'atto per un controllo formale immediato.
7. Motivo 4: Vizi di notifica via PEC e nullità
I vizi della notifica telematica possono rendere nulla l'intimazione. Molti ricorsi si basano sui vizi della notifica via PEC.
Formato del File: la Cass. 5/11/2025, n. 29321 ha stabilito che il formato .pdf è valido e non è necessario il formato .p7m (firmato digitalmente), poiché la natura sostanziale dell'atto prevale sulla forma. Anche la firma PAdES è valida.
Indirizzi PEC non validi o saturi: se la tua casella è piena, l'Agente deve tentare un secondo invio. Se fallisce, deve depositare l'atto in Camera di Commercio (InfoCamere) e mandarti una Raccomandata AR informativa. Se salta questi passaggi, la notifica è nulla. La Cass. 13/2/2025, n. 3703 ha specificato le regole per gli indirizzi "non validi o inattivi": in questi casi non serve il secondo invio, ma la procedura di deposito è obbligatoria.
Hai ricevuto la notifica su una PEC che non usi più? O la tua casella era piena? Verifichiamo se la procedura è stata rispettata.
8. Impugnare la seconda intimazione: si può fare?
Sì, puoi impugnare la seconda intimazione per far valere fatti nuovi. Capita spesso di ricevere una seconda intimazione dopo che la prima è scaduta.
Giurisprudenza: la Cass. 20/7/2023, n. 21658 ha chiarito che puoi impugnare la seconda intimazione per far valere fatti nuovi, come la prescrizione maturata tra la prima e la seconda intimazione. Se sono passati più di 5 anni tra i due atti, le sanzioni sono prescritte e puoi eccepirlo.
Limite: Non puoi "resuscitare" le eccezioni vecchie. Se non avevi impugnato la prima intimazione, il debito fino a quella data si è cristallizzato. Non puoi dire "la cartella originale non era mai arrivata" perché avresti dovuto dirlo contro la prima intimazione. La mancata impugnazione del primo atto sana il passato e preclude le difese sui vizi anteriori.
Hai una collezione di intimazioni nel cassetto? Portamele tutte. Ricostruiremo la catena temporale per trovare i "buchi" nella prescrizione.
9. Il Contributo Unificato nel ricorso tributario
Il Contributo Unificato si paga solo in relazione agli atti effettivamente impugnati. Fare ricorso costa in quanto è necessario pagare una 'tassa'; ma la Cass. 14/3/2025, n. 6769 ha chiarito come si calcola il Contributo Unificato Tributario (CUT).
Calcolo: se l'intimazione cita più cartelle, ma tu ne contesti solo alcune, paghi solo su quelle contestate. Inoltre, se impugni l'intimazione solo per vizi propri (es. nullità della notifica dell'intimazione stessa), il valore è unico. Questo riduce i costi di accesso alla giustizia.
10. Domande Frequenti (FAQ) sull'Intimazione di Pagamento
Quali sono i termini per il ricorso?
Il termine generale è di 60 giorni dalla notifica dell'intimazione per i tributi. Per vizi formali degli atti esecutivi (opposizione ex art. 617 c.p.c.) il termine è di 20 giorni. Ricorda che i termini sono sospesi dal 1° al 31 agosto per la sospensione feriale.
A quale giudice rivolgersi?
Per i tributi (IRPEF, IVA, ecc.) la competenza è della Corte di Giustizia Tributaria. Per entrate non tributarie (es. sanzioni amministrative, contributi INPS) o per opposizioni agli atti esecutivi, la competenza è del Tribunale Ordinario (Giudice del Lavoro per INPS).
Quanto costa fare ricorso?
Il costo principale è il Contributo Unificato Tributario (CUT), che varia in base al valore della lite. Come chiarito dalla Cass. 14/3/2025, n. 6769, il CUT si calcola solo sul valore degli atti effettivamente impugnati o contestati. Oltre al CUT, ci sono le spese legali per l'assistenza dell'avvocato.
Cosa succede se non pago entro 5 giorni?
Trascorsi i 5 giorni, l'Agenzia delle Entrate Riscossione può procedere con l'esecuzione forzata, come il pignoramento del conto corrente, dello stipendio o della pensione. L'intimazione perde efficacia se l'esecuzione non inizia entro un anno dalla sua notifica.
11. Conclusioni
L'intimazione di pagamento richiede un'azione immediata. Di regola hai 60 giorni per agire (o 20 per vizi formali dell'atto in materia non tributaria) e l'inerzia porta alla cristallizzazione del debito.
Motivi di ricorso vincenti: puoi vincere se la cartella (o l'avviso di accertamento esecutivo) presupposta non è mai stata notificata, se è maturata la prescrizione, se l'atto è stato emesso da un ufficio territorialmente incompetente o se la notifica PEC è nulla.
Assistenza legale: non affrontare l'Agenzia delle Entrate Riscossione da solo. Le norme sono tecniche e le trappole procedurali sono ovunque. Un piccolo errore nel ricorso può costarti caro.
Sono un avvocato tributarista (chi sono) esperto in riscossione esattoriale ho assistito clienti alle prese con atti dell'Agenzia delle Entrate e/o dell'Agente della Riscossione - non solo a Firenze dove ho lo studio ma in tutta Italia (leggi se vuoi i casi giudiziari di cui mi sono occupato oppure segui/guarda/ascolta i ns. blog, video e podcast) - e ho maturato molta esperienza al riguardo. Hai ricevuto un'intimazione di pagamento? Non aspettare la scadenza dei termini. Contattami oggi stesso per una consulenza preliminare. Analizzerò il tuo caso e ti dirò se ci sono i presupposti per annullare il debito.
Avv Alberto Bindi