Cosa Succede se Non Pago una Cartella Esattoriale? Dal Fermo Auto al Pignoramento
- Avv. Alberto Bindi

- 3 nov
- Tempo di lettura: 14 min
Aggiornamento: 18 nov
Cosa succede se non pago una cartella esattoriale? Una guida completa per capire i rischi e conoscere gli strumenti per difenderti, passo dopo passo.
Aggiornato al 18/11/2025
Ricevere una cartella esattoriale è un'esperienza che può generare (sopratutto se di importo elevato) ansia e confusione. Quella busta verde o quella notifica via pec possono sembrare l'inizio di un percorso inarrestabile e minaccioso. Ma non deve essere per forza così. Comprendere cosa succede se non si paga una cartella esattoriale non è un modo per spaventarsi di più, ma il primo e fondamentale passo per riprendere il controllo della situazione. Ho assistito diversi clienti alle prese con atti dell'Agenzia delle Entrate e/o dell'Agente della Riscossione - non solo a Firenze dove ho lo studio ma in tutta Italia (leggi se vuoi i casi giudiziari di cui mi sono occupato oppure segui/guarda/ascolta i ns. blog, video e podcast) - e ho maturato molta esperienza al riguardo. In questo post ti spiegherò non solo cosa può fare l'Agenzia delle Entrate-Riscossione ma anche perché, quando e come puoi difenderti legalmente.
INDICE
La Cartella Diventa Definitiva: Cosa Significa e Quali Sono i Tempi
Le Prime Mosse dell'Agenzia: Solleciti e Avvisi Preliminari
Le Misure Cautelari: Il Fermo Amministrativo dell'Auto
Le Misure Cautelari: L'Ipoteca Legale sull'Immobile
L'Esecuzione Forzata: Quando Inizia il Pignoramento
Il Pignoramento di Stipendio e Pensione: Le Quote Intoccabili per Legge
Il Pignoramento del Conto Corrente: Limiti e Tutele
Il Pignoramento Immobiliare: La Verità sulla "Prima Casa"
Gli Strumenti di Difesa: Rateizzazione, Sospensione e Prescrizione
Che succede se non si paga una cartella esattoriale ? Cosa fare ora ?
1. La Cartella Diventa Definitiva: Cosa Significa e Quali Sono i Tempi
Dal momento esatto in cui ricevi la notifica di una cartella esattoriale, si attiva un conto alla rovescia di 60 giorni (almeno per quanto riguarda i tributi e le imposte). Questo non è un semplice termine di scadenza per il pagamento; è un periodo cruciale che determina l'intero futuro del tuo debito. Entro questa finestra temporale, hai tre opzioni principali: pagare l'intero importo, presentare un ricorso per contestare la legittimità della pretesa, oppure chiedere una rateizzazione del debito.
È fondamentale capire che la modalità di notifica incide sul calcolo di questi 60 giorni. Se la cartella ti viene consegnata a mano, il conteggio parte da quel momento. Se invece non sei in casa e il postino o il messo notificatore lascia un avviso di giacenza, i tempi possono variare a seconda di quando ritiri l'atto presso l'ufficio postale o la casa comunale.
Cosa succede se lasci passare questi 60 giorni senza fare nulla? La cartella subisce una trasformazione giuridica fondamentale: cessa di essere una semplice richiesta di pagamento e diventa un titolo esecutivo. Questo significa che l'Agenzia delle entrate-Riscossione (AdER) acquisisce il potere di avviare le procedure di riscossione forzata – come fermi, ipoteche e pignoramenti – senza dover chiedere l'autorizzazione preventiva a un giudice.
Questo passaggio è ciò che conferisce all'Agente della Riscossione un potere straordinario. Nel diritto comune, un creditore privato deve prima ottenere un decreto ingiuntivo da un tribunale e poi notificare un atto di precetto prima di poter aggredire i beni del debitore. Il sistema di riscossione fiscale, invece, concentra tutte queste fasi in un unico atto. La cartella di pagamento, infatti, contiene già in sé l'equivalente di un decreto ingiuntivo e di un precetto insieme, rendendo il processo molto più rapido e diretto. L'inerzia, in questa fase, è il più grande errore strategico che tu possa commettere. Ignorare la cartella equivale a dare il consenso implicito all'attivazione di tutto l'apparato coercitivo dello Stato.
2. Le Prime Mosse dell'Agenzia: Solleciti e Avvisi Preliminari
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l'esecuzione forzata non scatta automaticamente al sessantunesimo giorno. Potrebbe accadere, ma normalmente non accade. Il sistema prevede alcuni passaggi intermedi che, pur segnalando un'escalation, offrono ulteriori, seppur limitate, finestre di opportunità per intervenire.
Inizialmente, l'Agente della Riscossione potrebbe inviarti un semplice sollecito di pagamento, una sorta di promemoria per invitarti a regolarizzare la tua posizione; questo accade almeno per i debiti di importo inferiore a 1.000 euro, per i quali l'Agenzia non può procedere con azioni cautelari o esecutive prima che siano trascorsi 120 giorni dall'invio di questa comunicazione.
L'atto procedurale più importante, tuttavia, è l'Avviso di Intimazione. Se è trascorso più di un anno dalla data di notifica della cartella di pagamento originale, l'Agenzia delle Entrate Riscossione non può legalmente avviare alcuna forma di pignoramento senza prima notificarti questo avviso. Questo documento ti concede un termine ultimo di 5 giorni per saldare il debito prima che l'esecuzione forzata abbia inizio. L'avviso di intimazione non è solo una minaccia, ma anche un'opportunità. Esso rappresenta un fondamentale punto di controllo procedurale. La legge (art. 50 del D.P.R. n. 602 del 1973) impone questo passaggio per evitare che l'agente della riscossione possa agire a sorpresa dopo anni di silenzio. Ricevere questo avviso dovrebbe immediatamente farti scattare un campanello d'allarme e spingerti a una verifica cruciale: la prescrizione. Negli anni trascorsi dalla notifica della cartella, il debito nel frattempo potrebbe essersi estinto per il decorso del tempo. L'intimazione, quindi, non è solo l'anticamera del pignoramento, ma anche l'ultima occasione utile per sollevare difese che potrebbero annullare completamente il debito. Il potere esecutivo della cartella non è eterno; si "indebolisce" con il tempo e necessita di essere "riattivato" attraverso questi atti procedurali. Un errore dell'Agente della Riscossione in questa fase può invalidare l'intera procedura successiva.
3. Le Misure Cautelari: Il Fermo Amministrativo dell'Auto
Prima di procedere al pignoramento vero e proprio, l'Agenzia delle entrate-Riscossione dispone di potenti strumenti per "mettere in sicurezza" il credito: le misure cautelari. La prima e più diffusa è il fermo amministrativo del veicolo.
È essenziale comprendere la sua natura: non si tratta di un sequestro finalizzato alla vendita, ma di una misura che ha lo scopo di impedire la svalutazione e la dispersione del bene, incentivando il pagamento. In pratica, il veicolo (normalmente l'auto o la moto) viene "bloccato" legalmente. La procedura è rigorosa. Non puoi svegliarti una mattina e trovare la tua auto bloccata a sorpresa. L'iscrizione del fermo deve essere sempre preceduta dalla notifica di un Preavviso di Fermo Amministrativo. Questo atto ti concede 30 giorni di tempo per pagare, chiedere una rateizzazione o, come vedremo, opporti. Solo se ignorerai questo preavviso, l'AdER procederà con l'iscrizione del fermo al Pubblico Registro Automobilistico (PRA). Le conseguenze sono severe: divieto assoluto di circolazione (con sanzioni che possono arrivare fino a 7.953 euro), impossibilità di vendere, rottamare o esportare il veicolo.
Tuttavia, esiste una difesa potentissima: l'esclusione per i beni strumentali. La legge (decreto legge n. 69/2013, noto come "decreto del fare") vieta esplicitamente l'iscrizione del fermo su un veicolo che sia indispensabile per l'esercizio della tua attività d'impresa o della tua professione. Se sei un agente di commercio, un artigiano che usa un furgone per lavoro, o un professionista che necessita dell'auto per raggiungere i clienti, puoi bloccare la procedura. Per farlo, devi agire tempestivamente: hai esattamente 30 giorni dalla ricezione del preavviso per presentare all'Agenzia delle Entrate Riscossione la documentazione che dimostri la strumentalità del veicolo.
4. Le Misure Cautelari: L'Ipoteca Legale sull'Immobile
Il secondo strumento cautelare a disposizione dell'AdER è l'ipoteca legale. Anche in questo caso, è fondamentale distinguerla dal pignoramento: l'ipoteca non ti toglie la proprietà della casa, ma la "grava" di un vincolo a garanzia del debito. Come il fermo, l'ipoteca è una misura cautelare. Il suo scopo è garantire il credito, impedendoti di vendere l'immobile senza prima estinguere il debito con il fisco. L'ipoteca, infatti, "segue" il bene: anche in caso di vendita, il nuovo proprietario acquisterebbe un immobile gravato dal vincolo, rendendo di fatto la transazione impossibile senza il saldo del debito.
L'AdER non può iscrivere un'ipoteca a sua discrezione. La legge impone due paletti molto rigidi:
Soglia del debito: L'ipoteca può essere iscritta solo per debiti complessivi superiori a 20.000 euro.
Procedura: L'iscrizione deve essere sempre anticipata dalla notifica di una Comunicazione Preventiva di Iscrizione Ipotecaria, che ti concede 30 giorni per pagare o chiedere una rateizzazione.
Qui emerge una delle sfumature più importanti e spesso fraintese riguardo alla tutela della "prima casa". Mentre, come vedremo, la legge protegge l'abitazione principale dal pignoramento da parte dell'AdER, questa protezione non si estende all'ipoteca. L'Agenzia può legittimamente iscrivere un'ipoteca sulla tua unica casa di residenza, a condizione che il debito superi i 20.000 euro. Non può venderla all'asta (se ricorrono le condizioni di impignorabilità), ma può vincolarla.
Tuttavia, questa soglia di 20.000 euro non è solo un limite, ma diventa un obiettivo strategico per la tua difesa. Se hai un debito di, ad esempio, 23.000 euro e ricevi un preavviso di ipoteca, la mossa più efficace potrebbe non essere contestare l'intera somma, ma effettuare un pagamento parziale di poco più di 3.000 euro per riportare il debito al di sotto della soglia. In questo modo, l'AdER perde il presupposto legale per iscrivere l'ipoteca.
Adesso che abbiamo visto cosa succede quando non si paga una cartella esattoriale sotto il profilo delle misure cautelari, vediamolo anche sotto il profilo dell'esecuzione forzata.
5. L'Esecuzione Forzata: Quando Inizia il Pignoramento
Superata la fase delle misure cautelari, si entra nel campo dell'esecuzione forzata, il cui atto iniziale è il pignoramento. A questo punto, l'obiettivo dell'AdER non è più solo quello di garantire il credito, ma di aggredire concretamente i tuoi beni per soddisfarlo, vendendoli o appropriandosi delle somme. Il pignoramento può scattare in qualsiasi momento una volta decorsi i 60 giorni dalla notifica della cartella (o i 5 giorni dalla notifica dell'avviso di intimazione, se necessario). L'agente della riscossione può scegliere tra diverse tipologie di beni da aggredire:
Beni mobili: oggetti presenti nella casa o nell'azienda del debitore (arredi, gioielli, macchinari); questa forma di pignoramento è oggi meno frequente per i debiti fiscali, data la sua complessità e scarsa efficacia;
Beni immobili: case, terreni e altri fabbricati di proprietà del debitore;
Crediti presso terzi: questa è la modalità di gran lunga più utilizzata e temuta; l'AdER ordina a un "terzo" (che ha un debito verso di te o detiene somme di tua proprietà) di non pagarle a te, ma di versarle direttamente all'Agente della riscossione; i "terzi" più comuni sono il datore di lavoro (per lo stipendio), l'INPS (per la pensione) e la banca (per il conto corrente).
La preferenza dell'AdER per il pignoramento presso terzi non è casuale, ma risponde a una logica di massima efficienza e minimo costo. Pignorare uno stipendio o un conto corrente è un'operazione quasi interamente amministrativa: si notifica un atto al terzo (la banca o il datore di lavoro) e i fondi vengono bloccati o deviati. È un processo rapido, economico e devastante per la liquidità del debitore. Al contrario, il pignoramento mobiliare o immobiliare è una procedura lunga, costosa e complessa, che richiede l'intervento di ufficiali giudiziari, periti, custodi e l'organizzazione di aste pubbliche. Per questo motivo, i tuoi beni più a rischio sono quelli liquidi: il denaro che hai in banca e il reddito che percepisci ogni mese.
6. Il Pignoramento di Stipendio e Pensione: Le Quote Intoccabili per Legge
Quando l'AdER decide di pignorare il tuo reddito da lavoro o la tua pensione, non può farlo indiscriminatamente. La legge italiana, consapevole della necessità di garantire la sopravvivenza del debitore e della sua famiglia, pone dei limiti precisi e invalicabili.
È interessante notare come le regole previste per l'Agenzia delle entrate-Riscossione siano, per certi versi, più favorevoli al debitore rispetto a quelle applicate ai creditori privati (come banche o finanziarie). Mentre per un debito privato la quota pignorabile dello stipendio è fissata di norma a un quinto (1/5), per i debiti fiscali si applica un sistema a scaglioni, disciplinato dall'art. 72-ter del D.P.R. 602/1973.
Per gli stipendi, il pignoramento viene calcolato sull'importo netto mensile e segue queste fasce :
Fino a 2.500 euro: la quota pignorabile è di un decimo (1/10).
Tra 2.500,01 e 5.000 euro: la quota pignorabile è di un settimo (1/7).
Oltre 5.000 euro: la quota pignorabile è di un quinto (1/5).
Questo significa che per le fasce di reddito medio-basse, il prelievo forzoso da parte del fisco è significativamente inferiore rispetto a quello che potrebbe operare un creditore privato.
Fascia di Stipendio Netto Mensile | Quota Pignorabile (art. 72-ter D.P.R. 602/1973) | Esempio Pratico di Calcolo |
Fino a 2.500 euro | 1/10 (10%) | Su uno stipendio di 1.800 euro, il pignoramento è di 180 euro. |
Da 2.500,01 a 5.000 euro | 1/7 (circa 14.3%) | Su uno stipendio di 3.500 euro, il pignoramento è di 500 euro. |
Oltre 5.000 euro | 1/5 (20%) | Su uno stipendio di 6.000 euro, il pignoramento è di 1.200 euro. |
Per le pensioni, la tutela è ancora più forte e si articola in due passaggi.
Il "minimo vitale" impignorabile: Prima di calcolare qualsiasi quota, dall'importo della pensione va sottratta una somma intoccabile, il cosiddetto "minimo vitale". La legge stabilisce che questa somma è pari al doppio dell'assegno sociale, con un limite minimo assoluto di 1.000 euro. Per il 2025, l'assegno sociale è di 538,69 euro; il doppio è 1.077,38 euro. Essendo questa cifra superiore a 1.000 euro, l'importo assolutamente impignorabile della pensione è di 1.077,38 euro.
Calcolo sulla parte eccedente: Il pignoramento può essere applicato solo sulla parte della pensione che eccede il minimo vitale. Su questa parte eccedente, si applicano poi le stesse quote frazionarie previste per gli stipendi (un decimo, un settimo, un quinto).
Ad esempio, su una pensione netta di 1.500 euro, i primi 1.077,38 euro sono intoccabili. Il pignoramento si calcola sulla differenza, ovvero 422,62 euro. Poiché l'importo totale della pensione è inferiore a 2.500 euro, si applica la quota di un decimo: 1/10 di 422,62 euro, per un pignoramento mensile di soli 42,26 euro.
7. Il Pignoramento del Conto Corrente: Limiti e Tutele
Il pignoramento del conto corrente è una delle azioni più efficaci a disposizione dell'AdER. Tuttavia, anche qui la legge interviene per evitare che il debitore che sul conto si vede accreditato lo stipendio o la pensione si trovi improvvisamente privo di qualsiasi risorsa economica.
Le regole sono complesse e si basano su una distinzione fondamentale: quella tra le somme già presenti sul conto al momento del pignoramento (la "giacenza") e quelle che verranno accreditate in futuro (i "flussi").
Giacenza sul conto prima del pignoramento: Per le somme che si trovano già depositate sul conto corrente bancario o postale prima della data di notifica dell'atto di pignoramento, la legge prevede un "salvagente". Se si tratta di somme accreditate a titolo di stipendio è escluso dal pignoramento l'ultimo stipendio accreditato mentre le somme ulteriori possono essere liberamente aggredite. Se, invece, si tratta si somme accreditate a titolo di pensione il pignoramento può colpire solo la parte che eccede il triplo dell'assegno sociale. Per il 2025, questo importo protetto è pari a 3×538,69=1.616,07 euro. Questo significa che se al momento del pignoramento sul tuo conto ci sono 2.000 euro, l'AdER può bloccare e prelevare solo la differenza, ovvero 2.000−1.616,07=383,93 euro. Se la giacenza è inferiore a 1.616,07 euro, non può essere toccata.
Accrediti successivi al pignoramento: Per gli accrediti di stipendio o pensione che arrivano sul conto il giorno stesso o dopo la notifica del pignoramento, si applicano le regole ordinarie del pignoramento presso terzi. La banca, in qualità di "terzo pignorato", tratterrà direttamente dall'accredito la quota pignorabile secondo le fasce previste (un decimo, un settimo o un quinto per lo stipendio; la quota calcolata sull'eccedenza del minimo vitale per la pensione).
Questa struttura a due livelli è una scelta legislativa precisa: protegge i risparmi accumulati fino a una soglia di sussistenza per garantire la liquidità immediata (pagare l'affitto, le bollette, fare la spesa) e, allo stesso tempo, permette al creditore di soddisfarsi sui flussi di reddito futuri in maniera sostenibile.
Se il conto è cointestato, si presume che le somme depositate appartengano ai cointestatari in parti uguali. Pertanto, il pignoramento può colpire solo il 50% del saldo. Tuttavia, nella prassi, la banca potrebbe bloccare l'intera somma fino a concorrenza del debito, costringendo il cointestatario non debitore a intervenire legalmente per sbloccare la propria quota.
8. Il Pignoramento Immobiliare: La Verità sulla "Prima Casa"
Il timore di perdere la propria casa è forse l'angoscia più grande per un debitore. Su questo tema circolano molte informazioni imprecise. È fondamentale fare chiarezza, distinguendo nettamente tra ciò che può fare un creditore privato e ciò che può fare l'Agenzia delle entrate-Riscossione.
Per i debiti fiscali, la legge pone dei limiti estremamente severi al pignoramento immobiliare. L'AdER non può pignorare la tua abitazione principale se ricorrono, contemporaneamente, tutte le seguenti condizioni :
È l'unico immobile di tua proprietà in tutto il territorio nazionale. La proprietà anche di una piccola quota di un altro immobile (un garage, un terreno ereditato) fa decadere questa tutela.
L'immobile è adibito a uso abitativo e vi hai stabilito la tua residenza anagrafica.
Non è un immobile di lusso (cioè non rientra nelle categorie catastali A/8, ville, o A/9, castelli e palazzi di pregio).
Se anche una sola di queste condizioni non è soddisfatta (ad esempio, possiedi un altro piccolo immobile), l'AdER può procedere al pignoramento, ma solo a patto che siano rispettate altre due soglie molto elevate:
Il debito complessivo iscritto a ruolo deve essere superiore a 120.000 euro.
Deve essere stata preventivamente iscritta un'ipoteca da almeno sei mesi, senza che tu abbia provveduto al pagamento o alla rateizzazione.
È cruciale, però, ribadire un punto: questa protezione vale esclusivamente nei confronti dell'Agenzia delle entrate-Riscossione. Un creditore privato, come una banca per un mutuo non pagato, una finanziaria o il condominio per spese non saldate, può pignorare e far vendere all'asta la tua prima e unica casa per qualsiasi importo di debito, senza i limiti imposti al fisco. Lo Stato, in sostanza, impone a se stesso dei vincoli molto più stringenti rispetto a quelli che valgono per i privati, in una scelta politica e sociale volta a evitare che un debito fiscale possa causare la perdita del bene abitativo essenziale.
9. Gli Strumenti di Difesa: Rateizzazione, Sospensione e Prescrizione
Di fronte all'azione dell'AdER non sei inerme. La legge ti mette a disposizione diversi strumenti per difenderti, bloccare le procedure e, in alcuni casi, annullare il debito.
La Rateizzazione: è lo strumento più immediato e potente. Chiedere una dilazione del pagamento (fino a 72 rate mensili, ovvero 6 anni, e in casi particolari anche di più) e pagare la prima rata ha un effetto dirompente: blocca immediatamente l'AdER dall'avviare nuove azioni esecutive e sospende quelle già in corso. Se hai ricevuto un preavviso di fermo, il pagamento della prima rata ti consente di ottenere la sospensione del provvedimento e tornare a circolare con il veicolo. La rateizzazione è il "pulsante di pausa" più efficace a tua disposizione, che ti permette di guadagnare tempo e gestire il debito in modo sostenibile.
La Sospensione Legale: prevista dalla Legge n. 228/2012, ti consente di chiedere la sospensione della riscossione entro 60 giorni dalla notifica di un atto, se puoi dimostrare con prove documentali che la richiesta di pagamento è illegittima. I casi tipici sono: pagamento già effettuato prima della formazione del ruolo, provvedimento di sgravio già emesso dall'ente creditore, prescrizione del debito maturata prima della notifica della cartella, o una sentenza che ha già annullato la pretesa.
Le rottamazioni: periodicamente il Governo italiano introduce temporanee forme di definizione agevolata degli importi dovuti in base a cartelle di pagamento che consentono di pagare in via rateale solo il capitale con estinzione delle sanzioni e degli interessi.
Le procedure di sovraindebitamento: il DLgs 14/2019 ha introdotto degli speciali procedimenti (concordato minore, ristrutturazione dei debiti del consumatore, liquidazione controllata ed esdebitazione del debitore incapiente) che al ricorrere di certi presupposti consentono di cancellare integralmente o ridurre grandemente anche i debiti verso l'Agenzia delle Entrate Risossione.
La Prescrizione: è l'estinzione del debito per il decorso del tempo. Se l'AdER non compie alcun atto di riscossione valido per un determinato periodo, perde il diritto di pretendere il pagamento. I termini variano a seconda della natura del debito:
Tipo di Debito | Termine di Prescrizione | Riferimento Normativo/Giurisprudenziale |
Imposte Statali (IRPEF, IVA, IRES) | 10 anni | Art. 2946 Codice Civile |
Tributi Locali (IMU, TARI) | 5 anni | Art. 2948 n. 4 Codice Civile |
Contributi INPS/INAIL | 5 anni | Legge 335/1995 |
Multe Stradali | 5 anni | Art. 209 Codice della Strada |
Bollo Auto | 3 anni | Art. 5 D.L. 953/1982 |
Attenzione a due aspetti fondamentali. Primo: la prescrizione non è automatica, ma deve essere eccepita, cioè fatta valere formalmente dal debitore tramite un'istanza o un ricorso in tribunale. Secondo: qualsiasi atto della riscossione notificato correttamente (un'intimazione di pagamento, un preavviso di fermo) interrompe il termine di prescrizione e fa ripartire il conteggio da capo.
Questo significa che la tua difesa più efficace consiste spesso nell'agire come un "revisore" della procedura seguita dall'AdER. Devi analizzare la catena degli atti notificati, verificando date, regolarità delle notifiche e rispetto dei tempi. Un anello mancante o difettoso in questa catena, come una cartella mai notificata o un periodo di silenzio abbastanza lungo da far maturare la prescrizione, può spezzarla e liberarti dal debito.
10 Che succede se non si paga una cartella esattoriale? Cosa fare ora ?
Questa guida ti ha fornito una mappa completa di cosa succede se non si paga una cartella di pagamento e delle soluzioni possibili. Il messaggio più importante è uno: la conoscenza e l'azione tempestiva sono i tuoi alleati più forti. Ignorare una cartella è la peggiore strategia possibile, perché ti priva della possibilità di utilizzare i numerosi strumenti di difesa che la legge ti offre.
Dal mio studio di Firenze ho aiutato clienti in tutta Italia (leggi se vuoi i casi giudiziari di cui mi sono occupato oppure segui/guarda/ascolta i ns. blog, video e podcast) a risolvere complesse situazioni legate a cartelle esattoriali; se anche tu hai ricevuto una cartella di pagamento e hai bisogno di assistenza per decidere quale è la migliore opzione nel tuo caso specifico puoi richiederci una pre-analisi gratuita cliccando su questo link.
Avv. Alberto Bindi